Tutti gli stilisti che hanno lasciato la moda per fare altro
Qualche settimana fa ha annunciato l’: Palazzo Pisani Moretta. Non una dimora qualunque, ma un capolavoro quattrocentesco in stile gotico fiorito emblema dell’eleganza veneziana, decorato da opere di Tiepolo e Veronese, ricercata location per matrimoni e feste private, nonché set di film come The tourist e Casino Royale. Valore storico e immobiliare a parte, la notizia non avrebbe destato tanto interesse se non fosse che, a giugno dello scorso anno, lo stilista belga avesse lasciato la direzione creativa del suo brand eponimo dopo quasi 40 anni, e di conseguenza - forse - il fashion system tutto. Un passo lungamente meditato: “Avvicinandomi ai 60, avevo ben chiaro che non avrei potuto continuare per sempre: lavoravo con ritmi molto intensi e pretendevo moltissimo dal mio team. Farlo in modo differente non era un’opzione. Inoltre volevo ritirarmi in un buon momento, non quando la gente avrebbe potuto dire: Per fortuna ha smesso!”, aveva dichiarato a Vogue Italia nel numero di settembre 2024.
Oggi abbiamo la conferma, o per lo meno un indizio, che l’addio alla moda di Van Noten, punta di diamante degli , potrebbe coincidere con un cambio di rotta professionale: quello verso il mondo dell’arte. L’acquisto del designer, insieme al compagno , dello storico palazzo veneziano, infatti, come obiettivo proprio quello di trasformarlo in un luogo che celebri l’artigianato, lo scambio culturale e la scena artistica contemporanea, attraverso la valorizzazione della storia dell’immobile stesso e l’organizzazione di residenze d’artista, mostre, eventi e incontri aperti al pubblico.
Dries Van NotenStyle Du Monde
Solo pochi giorni prima un altro stilista - stavolta francese ma losangelino nell’anima - aveva annunciato il nuovo corso della sua carriera. Otto mesi dopo la fine della collaborazione con , di cui era stato direttore creativo dal 2018 al 2024 (privandola dello storico accento acuto), ha reso nota la creazione della sua , specializzata in volumi di moda e fotografia da collezione. Una decisione del tutto coerente con il suo percorso artistico, sempre spartito equamente tra l’attività di stilista e quella di fotografo. Anche il nome non è casuale: Bright young things era il modo in cui la stampa scandalista aveva etichettato il circolo di giovani aristocratici e bohémien della Londra degli anni ‘20, noti per il loro stile eccentrico e le loro notti folli immortalati - non a caso in bianco e nero - dal fotografo Cecil Beaton. Una scena a cui Slimane si era già ispirato per la sua omonima collezione maschile primavera estate 2024 per Celine, svelata con un cortometraggio girato nella residenza di campagna del Conte di Leicester nel Norfolk, in Inghilterra. Sfumati i pronostici di quelli (molti) che lo vedevano in dirittura di arrivo a Milano alla direzione artistica di Gucci - smentita poi dalla nomina di Demna - anche per per il creativo parigino, 57 anni il 5 luglio, potrebbe essere sul procinto di aprirsi un nuovo capitolo lontano dalle passerelle. Almeno per ora.
Hedi SlimaneJean Baptiste Lacroix
Destino simile potrebbe abbracciare anche , freschissima dell’addio alle collezioni femminili di Dior. In occasione della sua ultima sfilata per la maison francese, andata in scena lo scorso 27 maggio nei giardini di Villa Albani Torlonia a Roma, la stilista ha svelato al mondo il progetto a cui ha silenziosamente lavorato negli ultimi cinque anni: il restauro del , nel cuore della capitale, con una storia - non a caso? - legata a doppio filo con la sua collezione di congedo. A fondarlo, nel 1958, era stata infatti la contessa , mecenate e collezionista romana nipote di papa Leone XII, nonché esponente di spicco del jet set internazionale del suo tempo. Eccentrica e mondana, amava circondarsi di intellettuali altrettanto sopra le righe come Jean Cocteau e Salvador Dalí, e negli anni ‘30, con il fotografo e surrealista Man Ray, organizzò a Parigi il “Bal Blanc”, un ballo in bianco, letteralmente, omaggiato da Chiuri con la sua candida collezione Cruise 2026, appunto. Ma non solo: la stilista aveva chiesto anche ai suoi ospiti di vestirsi di bianco, e della stessa nuance erano abbigliati gli attori dei tableaux vivants messi in scena per lo spettacolo inaugurale del Teatro. A curarne i costumi è stata la storica della moda Maria Luisa Frisa, a realizzarli il leggendario Atelier Tirelli, mentre a firmare la scenografia l’artista Pietro Ruffo. Se dopo una vita nella moda Maria Grazia Chiuri stesse meditando un futuro nel teatro, è senz'altro su un’ottima strada.
Maria Grazia ChiuriCOPYRIGHT ©2024 THE CONDÉ NAST PUBLICATIONS. ALL RIGHTS RESERVED.; 595017
Qualche anno prima di Chiuri, Slimane e Van Noten, era stato un altro big (molto big) della moda ad abbandonarla. Era fine aprile 2023 e , dopo aver ceduto il suo marchio al gruppo Estée Lauder, annunciava l’addio al ruolo di direttore creativo e il ritiro dal mondo della moda. Citando una fonte anonima vicina allo stilista, il quotidiano Financial Times riportò che Ford “non fosse più interessato alla moda” e di conseguenza “non fosse disposto a esserne coinvolto oltre il 2023”. Solo pochi mesi prima, in effetti, il designer texano si era anche dimesso dal suo ruolo di presidente del CFDA, ovvero il Council of Fashion Designers of America, la Camera della moda americana. All’epoca, complice la sua (di A single man nel 2009 e Animali notturni nel 2016, entrambi candidati agli Oscar) e della sua nota passione per il cinema (negli anni ‘80 si era trasferito a Los Angeles per sfondare come attore, prima di intraprendere la carriera di stilista), in molti avevano ipotizzato per Ford una nuova vita dedita esclusivamente alla settima arte. Previsione che, allo stato attuale del suo profilo IMDB, non sembra aver ancora preso forma, ma che resta comunque un’opzione plausibile e altamente auspicabile.
Tom FordDimitrios Kambouris/Getty Images
A proposito di addii alla moda celebri(ssimi): nel 2009 era stato , il più misterioso dei designer esistenti, ad annunciare l’abbandono della sua stessa Maison. La guida creativa era passata quindi nelle mani del team interno, prima della nonima, nel 2015, di John Galliano, che vi ha regnato indiscusso per 10 anni prima di essere sostituito da Glenn Martens a gennaio 2025. Sfuggente, discreto; mai fotografato, mai apparso in passerella a sigillo dei suoi show, anche in occasione del suo stesso congedo Margiela non aveva rilasciato alcuna dichiarazione in merito. Lo ha fatto a distanza di quasi 10 anni, nel 2018, quando la , dove lui stesso si era formato, gli ha conferito il Premio alla carriera. Anche in quella circostanza lo stilista non si era palesato, ma aveva avuto comunque la premura di far pervenire un messaggio di ringraziamento. Che però conteneva molto di più: le . “Sentivo di non poter più far fronte alla crescente pressione mondiale e alle esigenze sempre più grandi del mercato. Mi sono anche rammaricato per l'overdose di informazioni veicolate dai social media, che hanno distrutto il brivido dell'attesa e annullato ogni effetto di sorpresa, che per me era fondamentale”, recitava. Nel frattempo, come altri suoi colleghi illustri, anche Margiela si è reinventato, anche lui spostando il suo focus dalla moda d’avanguardia all’arte: nel 2021 ha debuttato alla FIAC, la più importante fiera d'arte contemporanea parigina, e poi esposto in spazi prestigiosi come Lafayette Anticipations, sempre a Parigi, e la galleria Zeno X ad Anversa, con un vasto corpus di opere che spaziavano dalla pittura all’istallazione, dal cinema alla scultura.
Martin MargielaFairchild Archive/Getty Images
Tornando in Italia, è fresca di stampa la notizia dell’apertura di , nuovo spazio culturale nel cuore di Roma fortemente voluto da e l’ex compagno e socio in affari di sempre . Ubicato in Piazza Mignanelli 23 (da cui l’acronimo), in un edificio storico, un tempo sede dell’organo religioso Propaganda Fide, si propone di diventare un contenitore di mostre e progetti culturali ed educativi innovativi, in grado di generare un dialogo tra arti visive, moda e creatività contemporanea. A inaugurarlo è stato Orizzonti | Rosso, percorso espositivo dedicato - ça va sans dire - al colore emblema di Valentino. Stilista che, a proposito di addii alla moda, aveva dato il suo nel 2007, affidando la direzione creativa della sua maison ad Alessandra Facchinetti (durata solo un anno) e successivamente a Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, che l’hanno guidata insieme fino al 2016. E il resto è storia: la prima è poi volata alla volta di Parigi (vedi sopra), il secondo ha operato in solitaria fino a marzo 2024, prima di essere nominato nuovo creative director di Balenciaga nel maggio di quest’anno.
Valentino Garavani e Giancarlo GiammettiWWD/Getty Images
; percorsi diversi, intensi, talvolta rivoluzionari, accomunati da un certo destino: lasciare la moda - in maniera temporanea o permanente non ci è ancora dato sapere - per rinascere sotto nuove vesti. Del resto, come molti di loro hanno evidenziato, l’industria è mutata moltissimo dai loro esordi, non sempre in modi compatibili con le loro ambizioni e inclinazioni. In Morte a Venezia Thomas Mann scriveva che “Un’evoluzione è un destino”. E forse gli stilisti che hanno lasciato la moda lo hanno finalmente trovato.