Montblanc e Wes Anderson debutto nella moda e sul grande schermo
Un treno d’epoca che parte dalla Stazione Centrale di Milano verso una destinazione ignota. Un deposito ferroviario che diventa location di una serata speciale, nonché set cinematografico. Una collezione che nasce come estensione naturale del gesto di scrittura. Proprio come un cortometraggio, ispirato al libro di cui ognuno di noi è potenziale autore.
Benvenuti nel mondo di .
O meglio: nell'ultimo capitolo della trama autobiografica che Montblanc ha scelto di raccontare, in occasione della .
Se vi suona già tutto molto , è perché lo è.
Il regista - amato per capacità di costruire universi paralleli simmetrie lo fi - firma il nuovo cortometraggio della maison, , presentato lo scorso 19 giugno durante un evento immersivo che ha segnato anche . Sì, Montblanc adesso fa anche abiti. Ma, come ci si poteva aspettare, .
Il legame tra Montblanc e la scrittura è evidente, strutturale.
Da oltre un secolo, gli strumenti da scrittura della maison raccontano un’idea precisa di eleganza: pulita, composta, profondamente progettuale. E non poteva essere diverso il suo ingresso nella moda, ispirato dall’idea che scrivere non sia solo mettere parole su carta, ma anche decidere come ci si presenta al mondo. In questo senso,
Lo ha spiegato bene , direttore creativo del brand, che ha costruito la collezione partendo proprio dalla. Non solo come oggetto, ma come . Risultato? Una serie di capi - in particolare giacche e accessori in pelle - pensati per , proteggere ricordi, raccogliere stimoli, e raccontare tutto questo. Tagli netti, materiali d’archivio, silhouette precise. Tutto è al suo posto. Ma nulla è rigido.
Durante l’evento, i modelli sono scesi dal treno come .
E infatti, a firmare la regia della narrazione, c’era proprio lui: , accompagnato da un cast perfettamente “in parte”: Rupert Friend, Waris Ahluwalia, Esther McGregor, Roman Coppola, e ospiti come Joey King, Daniel Brühl, Seo Kangjun, Kerem Bürsin.
Più che una passerella, . I look, invece di sfilare, si muovevano tra le righe sospese di E poi, la collezione: sedici outfit eleganti, costruiti attorno a una visione precisa, in cui la pelle dialoga con l’archivio, le borse sembrano strumenti da scrittura, e ogni dettaglio è una nota a margine. Ma elegante, erudita, funzionale.
Montblanc non entra nella moda per seguire i ritmi del sistema, ma portando con sé gli strumenti che conosce meglio: la narrazione, la qualità, il senso. Perché il vestirsi è prima di ogni altra cosa un modo di raccontarsi. Giusto?