Cibo e cinema: quando la cucina ispira il cinema (e viceversa)
Di cibo si parla, si scrive e si… gira. L’alimentazione – e tutto ciò che ha a che vedere con essa – è spesso utilizzata anche nei film per spiegare, senza dirlo esplicitamente, qualcosa sui personaggi, sulla società, sul tempo in cui la storia è ambientata. L’atto stesso del mangiare può assumere mille significati: dalla contrapposizione tra cibo crudo e cotto, simbolo del passaggio da mondo primitivo a mondo civile, al cibo esotico che evidenzia il legame con le radici culturali di un popolo.
Insomma, fin dai suoi esordi, cibo e cinema sono strettamente interconnessi, e siamo sicuri che a questo punto ti sono già venute in mente decine – se non centinaia – di scene girate dai tuoi registi preferiti. Per farti venire ancora di più l’acquolina in bocca, partiamo però dai film che mettono il cibo e la cucina al centro della scena, per poi passare ad alcune pellicole memorabili, dove questi elementi sono meno centrali ma comunque significativi.
Cibo e cucina sono anche particolarmente fotogenici: lo sanno bene gli autori e i produttori dei reality di successo come MasterChef, così come gli instagrammer o i TikToker che lanciano nuovi trend culinari (come non pensare al Cloud bread?), che raccontano la loro visione del food attraverso scatti spesso poco convenzionali. Anche il cinema, non di rado, ha raccontato il mondo dei ristoranti e degli chef: dalle frustrazioni di chi sa di avere talento, ma non riesce a realizzarsi, alla rivincita di personaggi scontrosi, dal carattere impossibile ma geniali; dalle classiche storie d’amore che nascono ai fornelli, all’incontro e scontro tra culture diverse. Ma quali sono i film più iconici che hanno la cucina come tema centrale? Continua a leggerlo per scoprirlo!

Impossibile non citare questa pellicola iconica tratta dall’omonimo romanzo di Joanne Harris che, tra dolcissime tentazioni e scontri culturali, ci invita a riflettere sul potere del cibo di abbattere pregiudizi. Il film ci viene presentato come una commedia romantica, ma in realtà sotto c’è molto di più (ne avevamo parlato anche in un articolo sulle ricette tratte dai film). Vianne (Juliette Binoche), con la sua cioccolateria, conquista un piccolo villaggio francese estremamente conservatore, mostrando come il cioccolato possa essere un linguaggio universale – positivo e negativo, piacere e tentazione – in grado di creare forti connessioni. Il nostro consiglio è di guardarlo avendo a portata di mano una scatola di cioccolatini, pronti all’occorrenza.
I cartoni animati hanno il grande potere di rendere possibile qualunque cosa, persino che un topo diventi un raffinato esperto di cucina. Rémy, che vive alla periferia di Parigi, condivide ben poco con la sua famiglia e con gli altri topi: non mangia per sopravvivere, non si avventa sul cibo in modo forsennato, ma ricerca il gusto e ha sviluppato una innata capacità di abbinare i sapori. La sua ispirazione è Auguste Gusteau, chef e autore del libro Chiunque può cucinare. Sarà proprio questo volume a muovere gli eventi: per salvarlo, Rémy perderà i contatti con la sua colonia e si ritroverà in un ristorante dove un giovane cuoco, che lavora nel ristorante di Gusteau, potrebbe proprio aver bisogno del suo aiuto…

Nel vedere questo film, mi sono sentita come Abby (Brittany Murphy) in The Ramen Girl: a tratti spaesata, sorpresa e incantata da quello che stavo vedendo. Lei è una giovane americana che si ritrova in Giappone e, per caso, scopre una piccola ramen-ya. Affascinata dalla magia e dall’arte che si celano dietro la preparazione del ramen, decide di apprendere questa tradizione culinaria sotto la guida di uno chef decisamente burbero, ma straordinariamente talentuoso. Appassionati di cucina giapponese e non, questo film è un racconto di scoperta, crescita personale e connessione, che ci racconta anche il potere terapeutico della cucina e la cura che certe tradizione antichissime si portano dietro.
Film dai toni femminili accesi, Julie & Julia è tratto dal romanzo autobiografico di una delle due protagoniste, Julie Powell. La storia unisce due racconti, quello di Julie (Amy Adams) e quello di Julia Child (Meryl Streep): la prima è una giovane alle soglie dei trent’anni che, nonostante gli studi e un romanzo nel cassetto, non è ancora riuscita a dare una svolta alla sua carriera. La seconda, invece, è una donna di successo, cuoca e autrice di un libro di ricette diventato leggenda. Cos’hanno in comune? Quasi nulla, tranne quattro lettere dei loro nomi. Eppure, sarà grazie al libro di Julia che Julie troverà l’ispirazione per rimettere in sesto la sua vita, con l’apertura di un blog dedicato proprio al libro di ricette della Child.
Se cerchi un film sulla cucina che sia divertente e leggero, eccotene servito uno. Chef ha come protagonista Jean Reno nei panni di un cuoco stellato, Alexandre Lagarde, che sta attraversando un periodo di crisi creativa. Deve dimostrare quanto vale, ma non sa più come ritrovare l’ispirazione per incontrare i gusti della critica. Rischia addirittura di perdere il ristorante, ma un giorno, per caso, si imbatte in Jacky, giovane talentuoso che passa da un lavoro precario all’altro dopo essere stato sbattuto fuori dal ristorante in cui lavorava. Lagarde capisce che, forse, quella freschezza è ciò che gli serve per tornare alla ribalta: la collaborazione tra i due porterà ai risultati sperati?

Dopo Chocolat, il regista svedese tira fuori un’altra pellicola in cui l’elemento culinario è il cardine di uno scontro. Prendi un ristorante con tre stelle Michelin e uno indiano, in cui c’è un giovane cuoco molto promettente. Aggiungi un saporito mix di spezie, una donna determinata a portare avanti le sue idee (Helen Mirren) e un padre altrettanto intenzionato a restare fermo nelle sue posizioni. Impasta bene e fai cuocere a fiamma vivace, ricordando che questi sono anche gli ingredienti del romanzo da cui il film è tratto. In Amore, cucina e curry l’opposizione tra culture si scioglie pian piano in un’armonia di colori e sapori, in cui le storie dei protagonisti si intrecciano e si mescolano alla perfezione, tra ricette rivisitate e amori inaspettati.
Una recensione negativa da parte di un grande critico gastronomico può mettere a rischio la carriera di uno chef rinomato, proprio come accade al protagonista Carl (Jon Favreau). Piombato nello sconforto, sfida il suo detrattore a tornare nel ristorante in cui lavora, ma la serata non va come previsto. Il proprietario, infatti, il signor Riva (Dustin Hoffman) non è d’accordo a cambiare menù, e tutto finisce a rotoli. Carl si licenzia, potrebbe lavorare altrove, ma ingaggia una lotta che lo porta a rischiare la sua carriera. Quando sembra che non ci sia alcuna via d’uscita, però, il riscatto arriva con un food truck: Carl, su consiglio della sua ex moglie, apre un chiosco per vendere panini cubani che conquisterà ogni città in cui farà tappa. Con una gustosa sorpresa sul finale.
A Parigi, Adam Jones (Bradley Cooper) si gioca la carriera stellata a causa delle sue dipendenze da alcol e stupefacenti. Dopo il fallimento del suo ristorante, sparisce per alcuni anni, in cui nessuno sente più parlare di lui. Ma non dimentica la passione per l’alta cucina e la vita gli offre una seconda possibilità, nel ristorante di un vecchio amico a Londra. Jones saprà giocarsela al meglio e conquistare un’altra stella Michelin, o finirà di nuovo col rovinare tutto? Tra piatti gourmet e amori non corrisposti, Adam conosce Helene (Sienna Miller), una chef che ha una visione diversa della cucina, ma che forse gli offrirà proprio il punto di vista di cui ha bisogno.

Quando pensiamo a un hamburger, l’associazione con McDonald’s è quasi immediata: è stato proprio questo colosso americano a far fare il giro del mondo a questa pietanza (ne abbiamo parlato nell’approfondimento dedicato alla storia dell’hamburger). Il racconto della nascita dell’impero McDonald’s che il film mette in scena non è solo una storia di successo imprenditoriale, ma anche una riflessione su come il cibo – e la sua standardizzazione – abbiano trasformato le abitudini alimentari di massa. Un’opportunità per analizzare l’impatto economico e culturale del cibo nel mondo moderno, e non solo: per ricreare l’atmosfera dei primi anni di McDonald’s, la produzione ha svolto un lavoro minuzioso di ricerca, riproducendo fedelmente l’aspetto dei ristoranti originali.
Ambientato in un unico piano sequenza, il film segue una serata estremamente caotica e stressante per lo chef Andy Jones, interpretato da Stephen Graham, in un ristorante stellato. Rappresenta con grande realismo la tensione presente nelle cucine d’alto livello e mette in luce il delicato equilibrio tra i membri di una brigata. Una scelta perfetta per chi desidera un ritratto autentico e intenso di questo universo, in cui il cibo è più da guardare che da gustare.
Ha fatto molto discutere alla sua uscita, questa sorta di thriller psicologico che esplora l’élite culinaria e le sue dinamiche di potere e… le prende in giro. Con un cast formidabile (Anya Taylor-Joy, Ralph Fiennes, Nicolas Hoult, Janet McTeer e Hong Chau), il film ruota attorno a una cena esclusiva su un’isola privata, dove lo chef Julian Slowik (proprio Ralph Fiennes) serve piatti dai significati inquietanti. Tra simbolismi e colpi di scena, The Menu mette a nudo il rapporto tra cibo, arte, controllo e capitalismo, offrendo spunti di riflessione sulla società contemporanea. Una satira che non fa sconti a nessuno, dagli chef megalomani al concetto ormai esasperato di cucina gourmet, sempre più estetica e concettuale che buona e di pancia, fino alle persone ricche, in cerca di esperienze sempre più esclusive.
Se leggi Il Giornale del Cibo da tempo, ormai dovresti aver capito che il cibo non è mai solo “nutrimento”, e questo vale ancora di più nel mondo del cinema. È una lente attraverso cui osservare e raccontare la realtà. In film come The Menu o Chocolat, diventa metafora di trasformazione personale e sociale. La cucina può anche mettere in scena il suo lato più oscuro e negativo, come la tensione, lo stress e il caos e l’ambiente lavorativo tossico, come avviene in Boiling Point o nella fortunata serie tv The Bear. O ancora, può simboleggiare l’innovazione e l’impatto culturale (non sempre positivo), come in The Founder.

Attraverso il cibo, i registi costruiscono ponti tra culture, esplorano conflitti e celebrano il potere della tradizione e della sperimentazione. Come non pensare al modo in cui la cucina giapponese (e non solo) è stata omaggiata da Hayao Miyazaki, le cui animazioni catturano l’essenza gastronomica di una cultura intera con piatti che fanno venire l’acquolina in bocca? O l’iconica torta di ciliegie di Twin Peaks, che divenne improvvisamente di moda dopo il successo della serie? O ancora i macarons, portati alla ribalta da Marie Antoinette di Sofia Coppola e dalla serie Gossip Girl? E che dire dei cocktail come il Cosmopolitan, reso celebre da Sex & the City, che ha anche lanciato la moda del… brunch?
Come avrai capito, insomma, il cinema ha spesso trasformato ricette e piatti in fenomeni iconici, radicandoli nell’immaginario collettivo. Rimanendo in tema Miyazaki, il ramen è diventato un simbolo di comfort food grazie alle scene di Ponyo sulla scogliera o anche The Ramen Girl. Oppure, pensiamo ai cannoli siciliani resi celebri da Il Padrino, con la frase memorabile: “Lascia la pistola, prendi i cannoli”. Oppure alla zuppa di vongole di Harry ti presento Sally, che ha ispirato un rinnovato interesse per i piatti classici americani.

Anche la ciambella glassata di Homer Simpson, legata alla serie animata I Simpson ma immortalata anche nel film del 2007, ha trovato spazio nei negozi di dolci di tutto il mondo, diventando un simbolo di golosità. E chi non ha mai desiderato preparare i biscotti natalizi visti in Elf, che hanno riportato al centro della scena i sapori semplici delle feste? Per fare un altro esempio: gli Eggo’s waffle, ossia i piccoli waffle surgelati americani, hanno conosciuto un’impennata di vendite dopo il successo di Stranger Things.
Rimanendo in tema di dolcezza, cosa c’è di più romantico del piatto di spaghetti con le polpette di Lilly e il Vagabondo? Spostiamoci invece nell’universo di Quentin Tarantino e il suo capolavoro Pulp Fiction: tra gli hamburger più famosi del mondo cinematografico, ci sono quelli del Big Kahuna, la colazione che gli sfortunati soci di Marcellus Wallace… proprio mentre ricevono la visita di Samuel L. Jackson e John Travolta.
Questi esempi dimostrano come il cibo non sia solo un elemento narrativo nei film, ma anche un catalizzatore che lega la fantasia alla realtà, trasformando le suggestioni della pellicola in mode, tendenze e tradizioni contemporanee.

Lo sappiamo, dopo aver letto questo articolo ti è venuta voglia di vedere – o rivedere – queste pellicole e, soprattutto, di organizzare una serata a tema “cibo e cinema”. Che sia per una festa o una semplice cena diversa dal solito, sarà comunque un’esperienza divertente e coinvolgente.
Scegli un film che abbia un forte legame con la cucina, come Chocolat o Ratatouille, solo per fare degli esempi, e lascia che ispiri il menu della serata. Puoi preparare i piatti iconici visti nel film: ad esempio, una cioccolata calda speziata per Chocolat o un piatto di ratatouille, oppure creare un menu che mixi piatti e ricette presi da film differenti. O ancora, puoi prendere spunto dai ricettari ispirati a film e serie tv: ad esempio, chi non vorrebbe assaggiare uno dei famosi panini con le polpette di Joey di Friends?
Per rendere l’atmosfera ancora più speciale, è essenziale curare i dettagli: apparecchia la tavola a tema, scegliendo tovaglioli, piatti e decorazioni che richiamino il film. Puoi anche stampare menù personalizzati e, soprattutto, proiettare alcune immagini della pellicola scelta. E non dimenticare di abbinare una playlist musicale a tema per completare l’esperienza!
Quali sono i tuoi gusti quando si parla di film e cibo? Scrivici nei commenti per raccontarci le scene che ami di più e non dimenticare di cercare i titoli di cui ti abbiamo parlato sulle piattaforme di video streaming. Buona visione (e buon appetito)!
Immagine in evidenza di: Ildi Papp/shutterstock
Articolo scritto con la collaborazione di Erica Di Cillio