Tokyo Fashion Week: il diario di viaggio della stylist Sofia Spini
, sotto l'ascendente della , il tema più chiacchierato fra gli abitanti (e non) della capitale giapponese è lo stile. Già meta riconosciuta per la nascita di diverse sottoculture nella moda, Tokyo si fa background di una Fashion Week che, pian piano, sta conquistando sempre più interesse orbitando attorno alle quattro cugine ben più note – da New York fino a Parigi, passando per Londra e Milano – che hanno concluso la loro rivoluzione poco prima che la fashion week giapponese avesse inizio. Per scoprire più da vicino dove si nasconde la coolness asiatica, come dimostra lo , abbiamo chiesto a una stylist italiana di raccontarci le sue giornate: da qui nasce , 24enne bolognese basata a Milano che fra sfilate giapponesi, locali ed eventi.
Da sinistra: la fashion assistant Giorgia Calia e la stylist Sofia Spini alla Tokyo Fashion Week
photo courtesy of Sofia SpiniDay 1: la prima sfilata e i posti del cuore
Il viaggio (e il primo giorno) nello stile giapponese della stylist Sofia Spini parte , per eccellenza il quartiere più riconosciuto per la moda. «Pensavo di aver preparato una valigia all’altezza; mi sono in fretta ricreduta. In ogni angolo tutti vestono da testa a piedi capi firmati. Quello che ogni volta mi stupisce di più è la convivenza (pacifica) fra i vari stili di questa città, dalle ragazze che rappresentano gli anime Kawaii ai ragazzi in total Comme des Garçons e Issey Miyake. Insomma, », ci racconta. È la seconda volta che Sofia Spini torna a Tokyo durante la fashion week e, come la prima, osserva come lo stile sia nel DNA di ogni generazione della città, dai bambini ai più anziani, nessuno risulta fuori luogo.
Il quartiere di Shibuya, a Tokyo
photo courtesy of Sofia SpiniLo street style visto da Sofia Spini alla Tokyo Fashion Week
photo courtesy of Sofia Spini«Il primo giorno è iniziato con una colazione in uno dei miei posti preferiti in città: il . Fra una iced latte buonissimo e qualche timido ciliegio in fiore, ho scoperto , molto carino di menswear, e », racconta. Nel quartiere ci sono anche alcuni dei suoi vintage del cuore: «Da e , in cui abbondano pezzi di Comme des Garçons, Junya Watanabe e Issey Miyake, a , al secondo piano di un piccolo edificio di Shibuya. , bisogna essere attenti per scovarli. Questa volta mi sono portata a casa due pezzi d'archivio di Yohji Yamamoto. Da , dove anche l'interior design è estremamente curato, si possono scovare capi introvabili; mentre è la mia ultima scoperta fra le stradine di Shibuya, uno store anni '70 (sembrava l’armadio di Lucio Corsi) il cui proprietario è icona di stile».
Tokyo fra una sfilata e l'altra
photo courtesy of Sofia SpiniPillings autunno inverno 2025 2026
photo courtesy of Sofia SpiniNel pomeriggio era, invece, tempo di sfilate. , ha sfilato all’interno dello Shinagawa Intercity Hall: «Ogni volta mi stupisce come i design di questi brand piccoli o emergenti giapponesi siano all’altezza delle grandi maison. Nonostante ciò è stato difficile concentrarsi sui capi dello show vero e proprio: la gente che popola queste sfilate è così cool da deconcentrarmi». Poi, Sofia Spini ha fatto un salto nel , dove si trova il : «è una catena di librerie ma questa è la mia preferita per grandezza e varietà di magazine e libri che propone. Si può trovare di tutto, dai classici magazine giapponesi di moda e design (Popeye, Brutus, Tarzan) alle fanzine di artisti emergenti, giapponesi e non».
Giorgia Calia, fashion assistant di Sofia Spini, a Tokyo
photo courtesy of Sofia Spini«A Daikanyama ci sono vari store che vale la pena menzionare: con la sua selezione young di brand emergenti e divertenti, e infine un giro alla . Per mangiare, invece, consiglio un izakaya particolare da tenere in considerazione: ».
Day 2: unghie pazze e il “Bar Basso giapponese”
Il secondo giorno Sofia Spini ha lasciato le sfilate della Tokyo Fashion Week per dedicarsi – come Tokyo promette – a thrift e unghie pazze. «Due settimane prima di partire ho prenotato nel . Mentre delle ragazze dal talento unico realizzano nail art, vengono proiettati episodi di Spongebob in loop. Dopo tre ore sono uscita con le unghie dei miei sogni: un po' punk, un po' 3D, un po' church-core».
La nail art di Atelier Sucre per Sofia Spini
Il pomeriggio, invece, ha visto – il quartiere più ricco ed elegante. «In questa zona è imperdibile, ho comprato un paio di sandali di Bottega Veneta nuovissimi per 120 euro, ma , con i suoi 7 piani di design e coolness, è imbattibile», ci racconta. Di sera, la modella torinese (e amica della stylist) Emma Mollo l'ha portata al “Bar Basso della Tokyo Fashion Week”: «il in cui sembra essere tornati indietro nel tempo. Si può fumare all’interno e un drink costa l’equivalente di 3 euro, e nelle 3 ore in cui ci siamo fermate è entrata la gente più cool che io abbia mai visto. I locals passano i loro pre-serata qui o al mi ha spiegato Emma, per poi spostarsi a ballare al o al ».
Emma Mollo, modella e amica di Sofia Spini
photo courtesy of Sofia SpiniAlcuni locals e la vita notturna durante la Tokyo Fashion Week
photo courtesy of Sofia SpiniAlcuni locals e la vita notturna durante la Tokyo Fashion Week
photo courtesy of Sofia SpiniDay 3: una bufera di neve e i vintage store
Il terzo giorno di Tokyo Fashion Week sorprende la stylist con : «mi ha trovato impreparata ma il fascino della città innevata, anche se solo per due ore, non ha prezzo». Dopo una colazione da «uno dei fornai più belli in cui io sia mai stata, sembra uscito da un film», Sofia Spini si è diretta verso il , conosciuto per il susseguirsi di , «belli ma decisamente overpriced», e un paesaggio collinare che «sembra quasi non appartenere alla metropoli di Tokyo, ci si può imbattere in bambini di 5 o 6 anni che girano per le vie da soli».
Una Tokyo Fashion Week innevata
photo courtesy of Sofia SpiniLo street style visto da Sofia Spini alla Tokyo Fashion Week
photo courtesy of Sofia SpiniAl pomeriggio, la moda è tornata protagonista: «ho passeggiato per zona elegantissima con boutique incredibili, per arrivare al , più turistico e pieno di negozietti Kawaii. In zona ci sono diversi store da tenere d'occhio come , la selezione giapponese di e , che ospita il durante questi giorni di fashion week; senza dimenticare le varie catene di thrifting come , , , e la galleria d'arte con i suoi eventi super cool dedicati alla settimana della moda. Per cena, non poteva mancare il mio amato , prima di una serata da Grandfather’s».
Day 4 (e 5): fra magazine e fanzine del passato
Nascosto tra le rotaie di un treno e il Yoyogi Park, il Little Nap Coffee Stand ha dato inizio alla quarta giornata di Tokyo Fashion Week di Sofia Spini, con un iced latte d'asporto: «arrivata a Jimbocho, quartiere del ramen e delle librerie vintage e non (di cui Magnif è fra le preferite), mi sono persa per ore rovistando tra magazine giapponesi a 4 euro l’uno, dovendo poi lasciare le buste piene di i-D Japan degli anni '80 e The Face dei primi anni 2000 in un locker».
Il Little Nap Coffee Stand, a Tokyo
photo courtesy of Sofia SpiniFra i quartieri di Tokyo
Magnif, la libreria preferita di Sofia Spini a Tokyo
photo courtesy of Sofia SpiniDopo il giro di perdizione tra magazine e fanzine vintage e il ramen più buono che abbia mai mangiato da Kanda Matsuyada, la stylist ha fatto un salto al 21_21 Design Sight, una galleria-museo immaginata da Tadao Ando in collaborazione con Issey Miyake. La giornata si è poi conclusa con lo show di Basicks: «uno dei miei brand giapponesi del cuore, che ha sfilato nello stadio del rugby di Tokyo con un'incredibile orchestra dal vivo», racconta.
Le librerie di Jimbocho, a Tokyo
photo courtesy of Sofia SpiniLe librerie di Jimbocho, a Tokyo
photo courtesy of Sofia SpiniBasicks autunno inverno 2025 2026
Justin Shin/Getty ImagesNell'ultimo giorno di Tokyo Fashion Week, imperdibile una visita al Nishiarai Daishi Temple Market, ai quartieri di Ebisu e Nakameguro, lo show di chika kisada e l’afterparty di Rombaut e Puma.
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