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Il "Fun Dining" di Alberto Basso al TreQuarti: piatti seri con dentro il sorriso

Published 10 hours ago4 minute read

Quando Alberto Basso apre , nel 2010, i Colli Berici non erano ancora un luogo canonico per i gourmet. Spiazzo di Grancona era (e resta) un punto sulla mappa dove si arriva se si vuole arrivarci. Nessuno ci passa per caso. E forse va bene così.

Quindici anni dopo, la domanda è inevitabile: cosa rappresenta oggi quel progetto per lui? « Col tempo abbiamo dovuto rallentare o modificarne l’impostazione, e anche se a oggi alcuni obiettivi concreti non sono ancora stati raggiunti, siamo soddisfatti del nostro lavoro e della nostra crescita personale». In fondo, la posta in gioco è chiara: «».

Il “Fun Dining” di Alberto Basso al TreQuarti: piatti seri con dentro il sorriso

Ristorante TreQuarti: la sala

. Da sempre, dentro c'è un sorriso. «. Non potrei mai toglierla dal mio modo di presentare un piatto e di raccontarmi». Ecco il manifesto. Un’altra cosa che si nota è l'assenza di dogmi. Un piatto nuovo può nascere da una folgorazione notturna o da una gara a chi spinge più in là. «Un’intuizione durante la giornata, un’idea di notte. C'è il bisogno di prendere appunti quando sovviene per non farsela sfuggire. Altre volte è il frutto di una sfida tra colleghi per estremizzare qualcosa di già noto, per gioco».

Il passaggio chiave è l'assaggio collettivo, un momento quasi familiare, anche troppo autocritico. «Tendiamo ad essere spesso troppo critici nei nostri confronti, allora preferisco affidarmi a clienti affezionati, con loro posso avere dei confronti più genuini».

La cucina di Basso nasce in un territorio preciso, anche se i suoi piatti viaggiano molto. Eppure i Colli Berici tornano sempre, anche nei dettagli. «. Qui in zona abbiamo grandi coltivazioni di piante di tabacco, ad esempio, e per quanto non sia facile proviamo nella nostra cucina a darne il giusto valore». E poi il baccalà, icona locale che al TreQuarti cambia ritmo: «».

Una spuma di mortadella in confezione da dentifricio da spremere sul pane. Sembra uno scherzo. Ma non lo è. «. Questo concetto rivive in questo tubetto. Viviamo le nostre giornate in maniera molto stressante, dal lavoro alla famiglia: almeno quando i miei ospiti vengono a trovarmi, voglio che si divertano».

Il “Fun Dining” di Alberto Basso al TreQuarti: piatti seri con dentro il sorriso

TreQuarti: Carne dello chef

Perché chi siede al TreQuarti non viene per farsi dire cosa deve provare. Viene per provare, appunto. Ed essere sorpreso. Come quando si assaggia un piatto che sembra un filetto di carne ma carne non è. «È un gioco, la voglia di sfidare il palato del cliente. L’ho assaggiato, ne sono rimasto entusiasta e mi son detto . Diventa entusiasmante specie perché ». L’importante è che alla fine ci sia stupore. «Vedi espressioni stupite, stupisci, diverti e ti diverti. Non c’è autocelebrazione, solo il desiderio di proporre cose nuove con lo scopo di strappare un sorriso e lasciare un bel ricordo».

Il ruolo del personale di sala è diventato più importante, più fluido.. «. È molto professionale, sa switchare a seconda del cliente che ha davanti». Il servizio, quindi, è un racconto che cambia tono a seconda della tavola. «Se può permettersi una battuta in più la fa, crea un’atmosfera più distensiva, ma».

Il “Fun Dining” di Alberto Basso al TreQuarti: piatti seri con dentro il sorriso

Il sommelier Christian Danese con lo chef Alberto Basso

E se bisogna scegliere un solo piatto che racchiuda oggi il pensiero dello chef? La risposta arriva netta: «». Il piatto in questione, infatti, propone dei tortellini asciutti, serviti come se fossero dei plin, con un ripieno sorprendente: una crème brûlée all’Asiago di montagna, che esplode al palato in un gioco di consistenze inatteso. , a richiamare e amplificare il senso del piatto.

Il “Fun Dining” di Alberto Basso al TreQuarti: piatti seri con dentro il sorriso

TreQuarti: Tortellini

Anche il ruolo pubblico dello chef è cambiato. Un ruolo di formazione e responsabilità. E sui motivi che lo animano, Basso non ha dubbi: «la passione e la voglia per questo mestiere, la volontà di portare avanti la cucina italiana. Portarne l’eccellenza in giro per il mondo. Abbiamo bisogno di nuove leve che credano in questo mestiere. Stiamo lavorando per trovare nuovi talenti che abbiano questo nostro stesso desiderio. Talento e passione. Queste sono le sfide più importanti».

 Ma il mestiere di cuoco oggi è anche quello di imprenditore. O non esiste. «Bisogna trovare un equilibrio. Noi siamo imprenditori di noi stessi: essere morigerati negli acquisti, essere padroni del food cost, essere bravi nel creare, non essere banali nel proporre, dare qualche diamante insieme a qualche pietra un po’ più grezza». Anche qui, la parola è equilibrio. «Ci deve essere equilibrio in un’esperienza che comunque rimanga nella memoria del cliente e giustifichi la visita al ristorante». E infine, la consapevolezza: «Difficilmente si vive di fine dining: a questo bisogna affiancare altre attività, per essere sostenibili con noi stessi. Ristoratori come cuochi ma anche come imprenditori, due facce di una stessa medaglia».

Piazza del Donatore, 3/4 36044 Val Liona (Vi)

Tel +39 0444 88967

Martedì-sabato: 19.00-22.00. Chiuso domenica e lunedì

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