Log In

Be Nina, il brand di moda cosmopolita attraccato al porto di Brindisi

Published 7 hours ago5 minute read

Chi nasce vicino a un porto è abituato a vedere le persone partire, a vivere con la consapevolezza che ogni tipo di viaggio può rivelarsi un'opportunità per crescere, maturare. Nei pressi di un porto, l'orizzonte è sempre a portata di sguardo e allontanarsi da casa non sembra poi così difficile. Allo stesso modo, dalla banchina si è anche abituati a vedere le persone tornare, e portare con sé tutta l'esperienza vissuta altrove. Lo sa bene , giovane designer brindisina che gestisce il suo brand, , in un atelier che affaccia proprio sul porto della sua città: «Ogni volta che rientro da un viaggio, qui riesco a trovare la mia pace. A elaborare gli stimoli, gli incontri, le chiacchiere scambiate in giro per il mondo», inizia a raccontarmi Sabrina dal suo tetto-terrazza vista mare, pescherecci, barche, navi. «. O forse dovrei dire galleggiare. I ritmi sono lontani dalla frenesia delle grandi città e il campo d'azione intorno a me è molto più esteso. E poi qui ho i miei affetti e splende quasi sempre il sole, fattore che ho imparato a non dare per scontato (ride, ndr)».

Be Nina autunno inverno 2025

Vladimir Frascaro @voviski

Sabrina Bonatesta nel suo atelier di Brindisi

Vladimir Frascaro @voviski

La storia di Be Nina, però, ha inizio lontano da casa. : «Appena arrivata ho preso parte a un corso di preparazione per l'università inglese. In quel momento pensavo ancora che da grande avrei fatto la commercialista, è stata una delle mie insegnanti a indirizzarmi verso questo settore», confessa. «Subito dopo mi sono iscritta al corso di . Era un'università molto pratica: portavamo avanti tantissimi progetti e in quegli anni ho iniziato a prendere ispirazione dai libri di moda per il mio lavoro e per il mio stile personale». Nelle biblioteche di Londra, la curiosità di Sabrina si nutre di storia della moda proveniente da tutto il mondo: «Ero particolarmente interessata . Inoltre, grazie a una mia amica sono venuta a conoscenza di diverse che hanno avuto una particolare influenza su di me. E ancora, la mia insegnante di cucito aveva lavorato come sarta da Alexander McQueen per 11 anni, ci raccontava delle storie meravigliose del dietro le quinte di questo mestiere. Io mi sentivo come una spugna, andavo nei negozi storici, guardavo libri, film, assorbivo tutto. In questo modo ho anche imparato a conoscere me stessa».

Nao Koyabu @nao_now

Courtesy Be Nina

Be Nina autunno inverno 2025

Vladimir Frascaro @voviski

Di conseguenza, anche l'idea di dare vita a : «È nato tutto per via di un progetto accademico. All'inizio si chiamava Binina, come il nomignolo che mi avevano dato i miei fratelli da bambina, nonché il mio nickname sui social. Poi mi hanno fatto notare che Be Nina avrebbe potuto funzionare di più a livello internazionale, e quindi l'ho cambiato. L'idea è partita così, ma in quel momento volevo capire anche cosa significasse lavorare per altri». E Londra, improvvisamente, non corrisponde più a quel terreno fertile che aveva permesso a Sabrina di crescere: «Tutti quegli stimoli, a un certo punto, erano diventati troppi. Avevo bisogno di un ambiente più tranquillo». : «Ho imparato tanto da Antonio, dalle sue sarte. L'ambiente era molto famigliare ma anche in Sardegna sentivo di non essere nel mio posto. È stato a inizio 2020, quando è scoppiato il Covid, che ho deciso di tornare a casa».

Be Nina autunno inverno 2025

Vladimir Frascaro @voviski

Kiki zou @acityshehad

Be Nina autunno inverno 2025

Vladimir Frascaro @voviski

«In Puglia ho iniziato a lavorare per Dima Leu, che proprio nel 2020 aveva vinto il progetto di scouting Who is On Next? di AltaRoma e Vogue Italia. Oggi il brand non esiste più ma ricordo quel periodo come uno dei più belli e intensi della mia vita. Stavamo sempre insieme, ci divertivamo un sacco. È stato lui a spingermi a riprendere in mano Be Nina, quello stesso anno», confessa. Il brand, così, trova finalmente lo spazio necessario per sbocciare: «Tutto, intorno a me, era fonte di ispirazione. . L'uncinetto, infatti, fa decisamente parte dell'identità del brand, ma non voglio limitarmi a quello. Uso anche molta pelle che proviene da scampoli di concerie. In generale, tendo a preferire la provenienza locale e a scegliere materiale riciclati», in nome di una moda responsabile e circolare.

Courtesy Be Nina

Courtesy Be Nina

Courtesy Be Nina

E poi la presenza ad AltaRoma, alla Milano Fashion Week. Le prime campagne, i pop-up in giro per il mondo, da Londra a Tokyo, fino a Seoul. La copertina di Rolling Stone Italia con Rose Villain e i concerti di Madame. Nel 2024 Be Nina è tra i brand finalisti del Camera Moda Fashion Trust. «Anche lontano dai grandi centri puoi creare dei contatti. D'altronde, al giorno d'oggi basta una mail. . Tutti i miei fornitori sono a portata di macchina, per esempio (sorride, ndr)». Nel giro di pochi anni, la popolarità di Be Nina cresce in tutto il mondo, specialmente nel Regno Unito, in Giappone e in Corea del Sud: «Il prodotto più venduto è indubbiamente il cappellino con le orecchie, che ha indossato anche Iris Law ed è amato da clienti di tutte le età. Ho notato che molti di loro sono creativi, artisti, influencer. Fino a ora ho lavorato molto sul costruire un'estetica, adesso voglio concentrarmi ancora di più sul prodotto».

Jenn Kang @jenn__kang

MEGA

Kiki zou @acityshehad

Kiki zou @acityshehad

Nonostante il successo internazionale, però, è a Brindisi che Sabrina Bonatesta intende restare: «Sono grata di poter viaggiare molto con il mio lavoro, ma è qui che sento di voler continuare a crescere, insieme a Be Nina». D'altronde, There's no place like home.

Vladimir Frascaro @voviski

Origin:
publisher logo
Vogue Italia
Loading...
Loading...
Loading...

You may also like...