Estate nel calice: dalle bollicine ai low alcol, ecco i vini protagonisti
L’estate è il momento perfetto per riscoprire la varietà e la freschezza del vino italiano. Dai brindisi con le ai , passando per i più eleganti fino alle nuove proposte , il panorama enologico si arricchisce di sfumature pensate per ogni occasione: dall’aperitivo al tramonto ai pasti leggeri, dai picnic gourmet alle cene in terrazza. Un viaggio tra territori, vitigni e stili diversi, che racconta l’Italia del vino con gusto, leggerezza e novità.
Cinque percorsi tra gusto e freschezza: scopri le proposte più trendy per la bella stagione.
Con l’arrivo dell’estate cresce la voglia di leggerezza, freschezza e convivialità. Tra i protagonisti indiscussi di questo periodo ci sono senza dubbio le , perfette dall’aperitivo fino a tutta la cena, grazie alla loro versatilità, alla moderata gradazione alcolica e alla capacità di accompagnare piatti delicati senza sovrastarli.
Bollicine: freschezza ed eleganza per ogni momento
Secondo i dati dell’, lo spumante rappresenta oltre il , con picchi significativi nei mesi di giugno e luglio, specialmente nelle località balneari e turistiche. Il consumo cresce anche grazie alla sua presenza in cocktail e aperitivi come , ma è il calice singolo, servito ben freddo, a conquistare sempre più palati.
Nel mondo delle bollicine italiane troviamo tre grandi aree di riferimento: , ciascuna con le proprie peculiarità legate al territorio, alla tradizione e al metodo di produzione.
La , in Lombardia, si estende tra i colli morenici a sud del Lago d’Iseo. Qui il clima temperato e il terreno calcareo favoriscono uve eleganti, soprattutto .
La Franciacorta, in Lombardia, si estende tra i colli morenici a sud del Lago d’Iseo
Il metodo è rigorosamente classico, con rifermentazione in bottiglia e lunghi affinamenti sui lieviti, anche oltre i 30 mesi. Il risultato è un vino complesso, con note di agrumi, crosta di pane, mandorla, ideale con .
Il nasce invece in quota, sulle colline del Trentino, dove le escursioni termiche e le esposizioni altimetriche donano ai vini un’acidità vivace e una spiccata finezza aromatica. Qui si lavora sempre con il metodo classico, ma la componente “di montagna” è fortemente distintiva.
Il Trentodoc nasce in quota, sulle colline del Trentino
I vini sono minerali, secchi, floreali. Ottimi da servire tra gli , sono perfetti anche in degustazioni più tecniche, accompagnando .
L’, altra eccellenza lombarda, è storicamente una delle zone più vocate per la produzione di spumanti metodo classico, grazie anche alla presenza estesa di Pinot Nero, vitigno principe dell’area. Le colline dell’Oltrepò offrono un microclima ideale, con giornate calde e notti fresche.
L’Oltrepò Pavese è storicamente una delle zone più vocate per la produzione di metodo classico
La denominazione Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg prevede affinamenti minimi di 15 mesi, che si estendono nei millesimati o nelle riserve. I vini si distinguono per eleganza, struttura e versatilità, con profumi di piccoli frutti rossi, agrumi e crosta di pane. Ottimi con salumi tipici, torte salate, pesce di lago e piatti a base di funghi.
Accanto al lavoro di rilancio del Consorzio, l’Oltrepò Pavese vive una stagione di rinnovato fermento anche nella ristorazione, dove giovani chef e realtà consolidate interpretano i prodotti del territorio con creatività e rispetto. Tra questi, spicca , chef del del , che valorizza i vini locali con abbinamenti studiati e piatti ispirati alla tradizione. La sua cucina racconta l’Oltrepò attraverso sapori autentici e tecniche raffinate, in un dialogo costante tra calice e cucina.
Federico Sgorbini
«Senza dubbio, oggi l’Oltrepò Pavese sta vivendo un momento di grande crescita per quanto riguarda i , con nuovi focus e una forte spinta . Penso, in particolare, al , che sta iniziando un percorso davvero interessante. Collaboro con il , dove guido il ristorante , e curiamo una , di cui circa . C'è un lavoro di ricerca importante sui , senza però dimenticare le che hanno fatto la tradizione dell’Oltrepò. In cucina, il . Per esempio, preparo un , un piatto che è un omaggio diretto all’Oltrepò - una provincia che, come diceva , ha la forma di un grappolo d’uva».
Alcuni piatti di Federico Sgorbini
«Nel piatto ricreo proprio un grappolo: gli "acini" sono a base di , mentre i due paté sono rispettivamente di e di . L’abbinamento perfetto è con un , che, grazie alla sua e alla giusta , entra in con la del piatto. Con il invece propongo un , in cui utilizzo cinque prodotti nobili del territorio: un , un , un , un e naturalmente il . Sfumo il risotto con un buon metodo classico e poi lo servo in abbinamento con lo stesso vino, creando una tra piatto e calice. Anche il offre molte possibilità creative. Lo uso, per esempio, per con il Moscato di Volpara, oppure per profumare dessert come una o un , utilizzando i di diverse aziende del territorio. In generale, . Oltre a essere del Castello di San Gaudenzio, collaboro anche come , che comprende anche un resort. Lì, per esempio, proponiamo gli : ripieni con lo realizzato con , serviti con e una della cantina. Un piatto pensato e dedicato .
Tra le bollicine italiane, il continua a essere protagonista, declinandosi in tre denominazioni che ne raccontano l’identità e l’evoluzione: , e . Tre territori distinti, tre espressioni del vitigno , accomunati da una crescente attenzione alla qualità, alla sostenibilità e alla valorizzazione del patrimonio enologico e culturale.
Un ruolo importante nella valorizzazione del Prosecco arriva anche dalla ristorazione di qualità, che sempre più spesso lo utilizza non solo in abbinamento ma anche come ingrediente in cucina. Lo conferma , chef del ristorante Gellivs di Oderzo (TV), che racconta
Alessandro Breda
«Al Gellivs proponiamo una cucina basata sulla stagionalità dei prodotti, che gioca su rotondità, grassezze e sentori dolciastri. Uno stile di cucina che riesce a trovare il legame con i vini del territorio, tra tutti si abbina pregevolmente con espressioni di Prosecco Extra Brut. Uno spumante profumato, aromatico ma secco che riesce ad accompagnare una proposta culinaria ricca di sapori.»
Un piatto di Alessandro Breda
Per Breda, l’abbinamento tra cibo e vino nasce da un principio ben preciso: il rispetto per il ritmo della natura «Nello scegliere gli abbinamenti teniamo sempre presente un fattore per noi davvero importante: la stagionalità dei prodotti. Per noi è fondamentale trovare il giusto connubio tra specialità e vini del territorio. Ad esempio una primizia come gli asparagi - che decliniamo in diverse versioni, dall’antipasto ai secondi - si sposa pregevolmente con un Prosecco secco ma profumato. In autunno invece ci piace abbinare le bollicine delle nostre colline con faraona o altre carni di cortile, impiegando il vino anche nelle preparazione dei piatti. Infatti il Prosecco si presta molto a un uso culinario perché esalta i risotti, il pesce, i sughi e i fondi che accompagnano portate a base di carne.»
Il è oggi sinonimo di qualità, e molte aziende stanno valorizzando i singoli cru e le versioni “sui lieviti”, più autentiche e territoriali.
Il Prosecco Superiore Docg di Valdobbiadene e Conegliano è oggi sinonimo di qualità
Il vitigno Glera si esprime con note di , ed è spesso usato per . Ottimo come aperitivo, ma anche in abbinamento a .
Il rappresenta la versione più accessibile e versatile di questa celebre bollicina veneta. Proveniente da un'area produttiva più ampia rispetto alle denominazioni superiori, è apprezzato per la sua freschezza, .
Il Prosecco Doc rappresenta la versione più accessibile e versatile di questa celebre bollicina veneta
Le note tipiche del vitigno Glera - mela, pera, agrumi e fiori bianchi - si esprimono in uno stile conviviale, ideale per un pubblico ampio. Disponibile in versioni , e , è perfetto per aperitivi informali, brunch, finger food e piatti leggeri della cucina mediterranea.
Il o Asolo Prosecco Superiore, proviene dalle colline attorno all’elegante borgo di Asolo, in provincia di Treviso. Meno noto ma sempre più apprezzato dagli intenditori, si distingue per un carattere , grazie ai terreni collinari e alla cura artigianale di molte cantine.
Il Prosecco Asolo Docg proviene dalle colline attorno all’elegante borgo di Asolo
Il Glera qui regala profumi più intensi e profondi, con sentori di frutta matura, erbe aromatiche e una bollicina fine e cremosa. Ottimo anche a tavola, accompagna con eleganza piatti a base di pesce, formaggi freschi e cucina fusion.
Oltre ai grandi nomi, cresce l’interesse per le , una tendenza che incrocia il desiderio di autenticità e sostenibilità. Sempre più produttori, da nord a sud, propongono , con risultati sorprendenti.
Oltre ai grandi nomi, cresce l’interesse per le bollicine da vitigni autoctoni italiani
In Sicilia, ad esempio, sull’Etna, nascono spumanti da , capaci di offrire eleganza e verticalità. In Campania, si lavora su , mentre in Emilia Romagna il conquista anche gli chef stellati grazie alla sua versatilità gastronomica.
Anche il segmento del è in crescita: secondo le ultime analisi di mercato effettuate a inizio 2024 si evidenzia come queste due tipologie hanno registrato un incremento dei volumi di quasi 70 volte nell’arco di due decenni, raggiungendo nel 2023 un volume di 6,4 milioni di bottiglie. Questo tipo di spumanti risulta ideale per i palati moderni: .
In estate, il vino bianco diventa una scelta naturale per chi cerca freschezza, leggerezza e immediatezza. Con una gradazione alcolica generalmente contenuta (tra gli 11,5% e i 13%), un’acidità vivace e profili aromatici fragranti, i bianchi italiani rappresentano un perfetto connubio tra piacere e versatilità, ideali tanto per l’aperitivo quanto per accompagnare piatti della tradizione estiva.
Vini bianchi: mineralità e profumi per la tavola estiva
L'Italia del vino non è solo famosa per i rossi, ma anche per la sua straordinaria varietà di bianchi, e tra questi i vitigni del Nord, in particolare quelli dell'Alto Adige, rappresentano un'eccellenza da scoprire anche in estate. I bianchi altoatesini si distinguono per la freschezza, la finezza e la purezza dei loro profumi, grazie a un clima ideale e a un territorio caratterizzato da viti che crescono su terrazze esposte al sole, con forti escursioni termiche tra giorno e notte.
L'Italia del vino non è solo famosa per i rossi, ma anche per la sua straordinaria varietà di bianchi
L’Italia vanta una straordinaria biodiversità anche nei vitigni a bacca bianca nel centro-sud. Alcuni, come il , stanno vivendo una vera riscoperta, grazie a produzioni più attente alla qualità e alla valorizzazione dei terroir.
L’Italia vanta una straordinaria biodiversità anche nei vitigni a bacca bianca nel centro-sud
A sottolineare l'importanza del legame tra cucina e vitigni bianchi autoctoni del Sud interviene anche , chef del ristorante Le Colonne Marziale di Caserta, che racconta: «Per noi il legame con il vino è sostanziale e abbiamo sempre cercato di privilegiare abbinamenti per tipicità oltre che per gradazione alcolica e gusto. Ad esempio, l’Aspirinio di Aversa con la mozzarella di bufala campana Dop forse non è proprio un accostamento perfettissimo, ma sicuramente è tipico e quindi ci ci piace proporlo».
Rosanna Marziale
«Sicuramente cerchiamo l’espressione di una armonia con la proposta vitivinicola, d’altra parte il 75 per cento delle etichette nella nostra carta vini è della Campania. Così, ad esempio, lo stracotto di bufalo che prepariamo con il Falerno poi lo abbiniamo appunto al Falerno, mentre su piatti profumati come potrebbe esser uno spaghetto alle vongole con lime sicuramente ci giochiamo un Coda di volpe o una Falanghina. Diciamo che il pairing ci viene facile, sia per la cucina di mare che di terra, perché abbiamo l’offerta variegata dei vini della nostra regione.»
Non solo aperitivo o calice da sorseggiare sotto l’ombrellone. Il vino bianco, oggi, è sempre più pensato anche per accompagnare la cucina, anche quella d’autore. La tendenza 2024, secondo i dati AIS e FederVini, premia bianchi con maggiore , spesso vinificati con lieviti indigeni e con affinamenti sulle fecce fini.
Anche i bianchi del , come il o lo , si confermano perfetti per l’estate: i terreni marnosi e il clima ventilato garantiscono acidità, eleganza e note di frutta a polpa bianca e fiori gialli.
Tra i territori più ricchi di biodiversità vitivinicola, il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni che meglio esprime il potenziale dei vitigni autoctoni, in particolare a bacca bianca. Un valore che trova espressione anche nella cucina d’autore. Lo raccontano , anima e guida del ristorante Agli Amici, due stelle Michelin di Udine: «Siamo cresciuti e abbiamo deciso di lavorare nel luogo dove siamo nati: quello con il territorio è un legame profondo, intimo. Per questo in carta Michela ed io da sempre abbiamo voluto un'ampia sezione dedicata ai vini del Friuli Venezia Giulia.»
Michela e Emanuele Scarello
«A volte sono piccoli produttori, altre volte grandi classici, altre volte ancora vini che lo diventeranno. La mia cucina spazia dalla terra - il mondo vegetale e animale - al mare e su questo i vini della nostra regione ci aiutano molto, con una varietà di terroir e di uve sia bianche che rosse che si abbinano perfettamente a tutto quello che ci viene in mente e che ci piace proporre nel piatto ai nostri ospiti. Insomma, siamo fortunati... Consideriamo il pairing con i vini - ma anche con altre bevande non alcoliche come la Kombucha, estratti vegetali o il gin zero alcol, per esempio - una sorta di controcanto liquido alle nostre proposte nel piatto. Qualcosa che completa, si abbina, arricchisce, racconta la stessa storia, ma nel bicchiere. Non un qualcosa di più, ma un qualcosa da pensare insieme.»
Se c’è un vino che più di tutti racconta l’estate nel bicchiere, quello è il . Fresco, fruttato, ma sempre più ricco di identità e struttura, il rosé italiano ha abbandonato da tempo l’etichetta di “vino leggero” o “di passaggio” per diventare . Lo conferma anche l’, secondo cui la produzione di rosati in Italia ha superato i , con una crescita stabile sia nel mercato interno che all’export, in particolare verso .
Se c’è un vino che più di tutti racconta l’estate nel bicchiere, quello è il rosato
Ogni regione vinicola italiana offre oggi almeno una versione distintiva del vino rosato. Nel , il è il re indiscusso: corposo, aromatico, con note di frutti rossi, erbe mediterranee e una spiccata salinità. Le versioni più moderne lavorano su fermentazioni a basse temperature e acciaio, per mantenere freschezza e pulizia aromatica.
Il rosato moderno si ispira al modello francese di Provenza, ma ne mantiene un’identità italiana
Nel , invece, si affermano sempre più i , spesso vinificati in stile provenzale, con un colore tenue e un sorso elegante. È il caso dell’, dove i rosé di Lagrein combinano acidità, struttura e sapidità. Menzione speciale anche per i sul Lago di Garda, da vitigni come Corvina e Rondinella, che rappresentano una delle denominazioni rosate più storiche d’Europa (Chiaretto di Bardolino Doc).
Il rosato moderno si ispira al modello francese di Provenza, ma ne mantiene un’identità italiana, con un lavoro attento su e attenzione al terroir. Il risultato sono vini , perfetti per aperitivi e antipasti, ma anche capaci di affrontare un pasto intero. Secondo i dati Wine Monitor, , soprattutto per la sua versatilità.
I rosati estivi si servono tra gli , in calici da bianco. Ottimi da sorseggiare all’aperto, al tramonto, con vista mare, ma anche protagonisti delle carte dei vini estive nei ristoranti di pesce, pizzerie gourmet e bistrot mediterranei.
L’estate è spesso sinonimo di e , ma non è affatto necessario rinunciare al piacere dei . Alcuni rossi, infatti, offrono il meglio proprio quando la temperatura si alza, purché vengano .
L’estate è spesso sinonimo di vini bianchi freschi e rosati vivaci, ma non è affatto necessario rinunciare al piacere dei vini rossi
Un esempio perfetto è la , un che ha guadagnato popolarità proprio per la sua . Conosciuta anche come , è un vino dalla , con , e . Servita tra i , diventa un compagno ideale per , o addirittura come con .
Altro protagonista delle tavole estive è certamente il . Un vitigno complesso e affascinante, capace di regalare vini e se vinificato con mano leggera. Servito , intorno ai , rivela tutta la sua , con , , e . Perfetto da abbinare a , e .
Prima regola per bere i vini rossi in estate: attenzione alla temperatura
Non dimentichiamo altri , come il , il o il , ricco di e . Serviti freschi, questi vini mostrano tutto il loro lato più , perfetto per la . Insomma, con la giusta attenzione, anche d’estate il può diventare una , elegante e soprattutto molto piacevole da condividere, senza rimpianti per bianchi e rosati.
Prima regola: attenzione alla temperatura. Non è scritto da nessuna parte che il vino rosso debba essere servito a temperatura ambiente, soprattutto quando l’ambiente raggiunge i 30 gradi all’ombra! In estate è opportuno servire i vini rossi più leggeri e fruttati tra i 12 e i 16 gradi. Questo permette di apprezzare al meglio la loro freschezza naturale, evitando la sensazione di pesantezza e calore eccessivo tipica delle temperature più alte.
Per godere al meglio di questi vini, è importante seguire alcune semplici regole di servizio. Metti la bottiglia in frigorifero per 20-30 minuti prima di servire, così da raggiungere la temperatura ideale. Se il vino diventa troppo freddo, niente paura: bastano pochi minuti a temperatura ambiente per recuperare qualche grado.
Durante il pasto, soprattutto nelle giornate calde, è fondamentale tenere d’occhio la temperatura della bottiglia. Una soluzione efficace è utilizzare secchielli con acqua e ghiaccio, proprio come per i bianchi, per mantenere fresco il vino rosso senza esagerare con il raffreddamento.
Infine, una raccomandazione importante: scegliete bicchieri adatti anche per i rossi più freschi. Meglio evitare calici troppo grandi, che fanno scaldare rapidamente il vino e ne fanno perdere la piacevolezza. Un bicchiere di medie dimensioni, leggermente più piccolo rispetto a quello per rossi strutturati, sarà perfetto per esaltare freschezza e profumi delicati.
Il vino senza alcol? Sempre più protagonista dell’estate
Tra i trend in maggiore crescita nel mondo beverage, anche il vino low e no alcohol sta conquistando il proprio spazio. Complice l’attenzione a uno stile di vita più sano, la necessità di poter brindare senza compromettere lucidità o benessere, e la voglia di sperimentare nuove forme di consumo, oggi anche il vino si declina in versioni più leggere o totalmente prive di alcol, senza rinunciare a gusto e identità.
Il vino senza alcol? Sempre più protagonista dell’estate
Secondo IWSR (2024), il segmento dei vini dealcolati o a bassa gradazione crescerà a livello globale con un CAGR del +8% fino al 2027. In Italia, anche se siamo ancora agli inizi, si registra un’accelerazione nelle richieste da parte dei ristoranti, degli hotel e del canale e-commerce, soprattutto in estate, quando la leggerezza è un must.
I prodotti più diffusi?
Ma come si bevono?
Come si produce un vino senza alcol?
Produrre un vino dealcolato non significa semplicemente “non fermentare l’uva”. Si parte da un vino vero e proprio, vinificato secondo le tecniche tradizionali, che viene poi sottoposto a un processo di dealcolazione delicata. Ecco i principali metodi:
- Attenzione all’equilibrio
La sfida tecnologica è mantenere il corpo e la struttura del vino originario, nonostante la rimozione dell’alcol. Per questo, spesso si ritocca l’acidità o si arricchisce il profilo aromatico con lieviti o mosto concentrato. - Il risultato?
Vini freschi, piacevoli, leggeri (meno di 0,5% vol. o “zero assoluto”) che non vogliono imitare i vini alcolici, ma offrire un’alternativa inclusiva e consapevole.