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A scuola con l'Alleanza Slow Food dei Cuochi

Published 1 week ago5 minute read

Gli incontri nelle scuole sono occasioni fondamentali per portare avanti uno dei messaggi più consolidati di Slow Food, ovvero la fiducia nelle nuove generazioni e la volontà di passare un testimone che deve essere arricchito e integrato con le urgenze del presente.  

I cuochi e le cuoche dell’Alleanza rappresentano in questi termini un anello fondamentale, poiché si assumono anche il ruolo di attivisti e formatori. Proprio per questa ragione, all’interno del progetto dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi sono inseriti a pieno titolo anche gli Istituti di formazione.  

D’altronde quale potrebbe essere un pubblico migliore per parlare direttamente al nostro futuro, se non quello dei ragazzi e delle ragazze nella fascia di età delle scuole superiori? 

La presentazione del libro di Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, “La Natura bella delle cose” è stata l’occasione per un incontro con le ragazze e i ragazzi dell’Istituto Superiore Andrea Mantegna di Brescia, uno dei diciassette istituti alberghieri che fanno parte dell’Alleanza Slow Food dei Cuochi. 

«La collaborazione tra l’istituto e l’Alleanza Slow Food dei Cuochi è nata con l’obiettivo di dare agli alunni e alle alunne delle “energie pulite”, generate dal contatto con le piccole e medie aziende del nostro territorio, quelle che allevano o coltivano con delle logiche diverse, che fanno la differenza. Questa è la passione che vogliamo trasmettere nella nostra scuola, vogliamo insegnare un approccio diverso al cibo, non solo come alimento, ma nutrimento. Questi stimoli lasciati in pasto ai ragazzi accendono una miccia che genera un’esplosione di curiosità e meraviglia. Sono gli alunni a chiederci sempre più insistentemente “quand’è il prossimo incontro con il produttore?”. Come professore, a una domanda del genere, non può che gonfiarsi il petto di orgoglio perché significa che il messaggio è arrivato forte e chiaro» racconta Marco Martinelli, chef e docente presso l’Istituto.

Il nostro futuro sta nelle mani dei ragazzi e delle ragazze che ora frequentano le scuole, e dar loro gli strumenti per compiere scelte consapevoli rappresenta un atto di straordinaria rivoluzione, che permette di uscire dall’individualismo della società odierna e seminare l’idea di una crescita che deve essere per forza collettiva.  

«Quando ci sono prodotti o realtà che vale la pena approfondire li portiamo a scuola, invitando i produttori stessi a dialogare con gli studenti e le studentesse. In questo modo anche a livello di sistema scolastico promuoviamo l’idea della “scuola del fare”, che impone di conoscere le realtà toccandole con mano, e non solamente attraverso un approccio teorico che molto spesso non è in grado di rappresentare la complessità di una realtà. Il bello di un movimento come Slow Food è l’attivismo e la tanta pratica» aggiunge il Preside Giovanni Rosa, testimoniando quanto sia fondamentale per gli studenti e le studentesse un approccio pratico, e quanto il lavoro in aula riesca a essere realmente proficuo e stimolante anche grazie a questo tipo di impostazione. 

Un metodo didattico che contribuisce alla creazione di un senso critico positivo, rendendo le ragazze e i ragazzi più consapevoli durante la scelta dei percorsi di integrazione nel mondo del lavoro proposti dalla scuola. 

Il docente Marco Martinelli prosegue spiegando quanto sia importante per i ragazzi essere coinvolti in attività pratiche come quelle svolte all’interno del ristorante didattico dell’Istituto A. Mantegna. 

«Grazie alle uscite in azienda organizzate durante l’anno scolastico, i ragazzi hanno incontrato direttamente i produttori, potendosi  confrontare con loro, assaggiando i loro prodotti e capendo quanto è bello ed eroico il lavoro che fanno. Le reazioni degli studenti sono le tante richieste di stage nei locali che valorizzano la provenienza delle materie prime. Anche per questa ragione cerchiamo di essere presenti ai vari eventi di Slow Food come Terra Madre, Slow Fish e Cheese, perché è proprio in questi contesti che gli studenti e le studentesse si cimentano nel lavoro e acquisiscono nozioni e competenze utili per fare la differenza nel mondo della ristorazione. 

Come Istituto tecnico e professionale è importante per noi formare negli alunni un’idea ampia di cucina e di ristorazione, ovvero insegnare una visione più capiente che ha in sé un ecosistema vasto di attori e professioni molto variegato.  

Stiamo lavorando attivamente per ottenere sempre più trasversalità e per rendere questo percorso più replicabile, con l’obiettivo di ingaggiare un numero più grande di ragazzi e ragazze. Non è sempre facile, ma è un lavoro a più mani che portiamo avanti con la speranza di spiegare davvero ai ragazzi l’importanza di essere sostenitori attivi di un movimento come Slow Food, che non affronta solo il tema della qualità del cibo, ma lo racconta in senso antropologico, culturale e cala la cucina in una dimensione politica, etica e soprattutto umana». 

L’importanza delle scuole dell’Alleanza

L’Alleanza Slow Food dei cuochi accoglie nella propria rete gli Istituti Professionali per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera e le Scuole di Cucina professionali che propongono percorsi educativi in sintonia con i valori di Slow Food: con attenzione per la salute delle persone, in collaborazione con i produttori che praticano un’agricoltura buona, pulita e giusta e ponendo in primo piano la consapevolezza educativa e ambientale.  

Cucinare pasti buoni, salubri e fortemente connessi con il tessuto produttivo locale, e lavorare sull’aspetto culturale del cibo nei percorsi che preparano i cuochi, il personale di sala e i gestori della ristorazione del futuro è possibile, anzi, è necessario: queste figure professionali dovranno conoscere le filiere produttive, lavorare alla pianificazione di un menù, organizzare l’accoglienza in un ristorante o in un albergo.  

Le istituzioni scolastiche svolgono l’importante compito di preparare gli studenti al lavoro nel mondo del cibo in tutte le sue declinazioni e implicazioni, dal campo alla tavola: per questo è fondamentale trasmettere la conoscenza delle materie prime e dei territori dove vengono prodotte, stimolare la curiosità verso le tecniche e i metodi produttivi, insegnare a riconoscere la valenza culturale del cibo sensibilizzando sull’importanza della biodiversità e della sostenibilità. 

A cura di Arianna Tomassoni, [email protected]

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